PRATO (Martedì, 3 giugno 2025) — In tre giorni, 28 scioperi e oltre cento lavoratori regolarizzati nel distretto del pronto moda. È il risultato storico della mobilitazione di Sì Cobas tra le strade e i capannoni del Macrolotto 1. Un’ondata di protesta partita dagli “invisibili” — operai pakistani in prima linea — che conquista contratti, tutele e dignità. Un segnale forte che scuote la Chinatown industriale di Prato e spinge verso un futuro più giusto.
di Alessandra Tofani
Dopo tre giorni di proteste e 28 scioperi consecutivi, il Macrolotto 1 cambia volto. Oltre 100 lavoratori, in gran parte pakistani, hanno ottenuto la regolarizzazione dei contratti e migliori condizioni di lavoro. Un risultato straordinario nel cuore del distretto del pronto moda, grazie alla mobilitazione di Sì Cobas, il sindacato autonomo che da anni lotta contro lo sfruttamento nelle fabbriche della Chinatown pratese.
Sabato lo “Strike Day”, domenica il “Macroblocco Day”, e lunedì un’ondata spontanea di scioperi che ha costretto 24 aziende a firmare nuovi accordi sindacali: contratti nazionali, rimborsi malattia al 100% e bonus integrativi, soprattutto nelle stirerie, confezioni e stamperie.
Il culmine della protesta è avvenuto proprio nel giorno della Festa della Repubblica, con cortei tra via Toscana, via dei Fossi e via Gora del Pero — le stesse strade segnate dalla tragedia del rogo della Teresa Moda nel 2013, commemorata oggi da un memoriale.
«Scioperiamo anche nei festivi perché qui si lavora 12 ore al giorno senza sosta», spiega Sarah Caudiero, portavoce del sindacato. La loro battaglia, oggi sostenuta anche dalla procura e dal Comune, punta ora ad allargarsi anche ai lavoratori cinesi.
Per Sì Cobas la questione non è etnica: «Ci sono solo padroni e operai. Sfruttatori e sfruttati». Ma qualcosa è cambiato, e per molti a Prato questa è già una giornata storica.
Last modified: Giugno 3, 2025
