PRATO (sabato 6 luglio 2024) – Gabriele Borchi, figlio dell’ex vicesindaco, è stato condannato a sette anni di reclusione per violenza sessuale su una ragazzina. Così ha deciso il tribunale di Prato nella serata di venerdì 5 luglio. La sentenza di primo grado arriva a sette anni e mezzo dall’arresto: Borchi, accusato di avere intrattenuto una relazione con la giovane nel 2013, quando lei non aveva ancora 14 anni e lui 38, finì agli arresti domiciliari a gennaio del 2017 e ci restò quasi una settimana. Una lunga inchiesta prima del processo al termine del quale, lo scorso febbraio, il pubblico ministero Canovai aveva chiesto 6 anni e mezzo di reclusione.
di Mattia Mezzetti
Il collegio giudicante, dunque, è andato oltre. Gabriele Borchi ha ascoltato in aula la lettura della sentenza, accanto ai suoi avvocati. Lo stesso ha fatto la ragazza, accompagnata dalla madre con la quale Borchi, come è emerso dall’inchiesta e come lui stesso ha raccontato ai giudici, ha avuto in passato una relazione. L’imputato è sempre stato convinto che proprio il rapporto con la donna, mai sfociato in una relazione ufficiale, sia stato la causa scatenante della pesante accusa che ha sempre respinto con forza:
“Contro di me è stato costruito una castello di calunnie. Solo una montatura dettata dalla rivalsa, dal rancore per questioni sentimentali.”
Dichiarò Borchi a febbraio. La ragazza e i suoi genitori si sono visti riconoscere 30mila euro di provvisionale: 20mila per la vittima e 10mila per i familiari. L’inchiesta ha ricostruito la vicenda, escludendo rapporti sessuali veri e propri tra Borchi e la ragazzina. Un rapporto fatto di effusioni, toccamenti, palpeggiamenti e messaggi in un contesto di assidua frequentazione tra Borchi e la famiglia della ragazza per motivi di lavoro, ma anche di cene, vacanze, incontri nel tempo libero. Per l’imputato tutto si sarebbe fermato sempre e solo a questo mentre per l’accusa e per la mamma della ragazza che fece partire l’inchiesta, ci fu di più.
A parlare di quel legame proibito sono stati i diari della giovane, le chat, le telefonate, le confidenze fatte a un’amica e gli atteggiamenti di forte confidenza, che non sarebbero passati inosservati e che sono stati raccontati da diversi testimoni, tra i quali la donna che all’epoca era fidanzata con Borchi. Gli avvocati difensori, quasi certamente, ricorreranno in Appello.
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