Prato (Giovedì, 1 maggio 2025) — A Prato, il Primo Maggio si apre con una cerimonia per ricordare i sette operai morti nel rogo della Teresa Moda, 11 anni fa. Una targa commemora le vittime, mentre poco distante si lavora come in un giorno qualsiasi: turni massacranti, furgoni in transito e manodopera invisibile. Lo sfruttamento non si ferma, nemmeno nella festa dei lavoratori.
di Alessandra Tofani
Al Macrolotto di Prato, il Primo Maggio inizia con un gesto di memoria: una targa scoperta dai Cobas ricorda i sette operai cinesi morti nel 2013 nel rogo della Teresa Moda, dove vivevano e lavoravano in condizioni disumane. Oggi quella stessa fabbrica si chiama Special Men, ma nulla sembra cambiato.
La cerimonia si svolge tra i discorsi in italiano, urdu e cinese, mentre i laboratori tessili chiudono per un paio d’ore. Poco più in là, però, è tutto come sempre: furgoni caricano merce, operai sistemano abiti, si produce senza sosta. Il “pronto moda” continua a macinare profitti sulle spalle di nuovi schiavi: pakistani, bengalesi, afghani.
Tra la memoria negata, le inchieste dimenticate e l’industria del fast fashion, a Prato la festa dei lavoratori si consuma nella contraddizione più crudele: celebrare i diritti dove non esistono.
Last modified: Maggio 1, 2025